Guida pratica alle regole di 4chan (2025)
Le 77 Regole di Internet emergono come protocolli cibernetici, originati dall'entropia di 4chan, la community controversa da cui, per intenderci, pare siano emersi movimenti politici come Qanon. Le regole di internet, naturalmente, non possono essere considerate vere e proprie regole: o se preferite, nella tradizione libertaria che accomuna molti troll della rete, sono create appositamente per essere violate. Il loro peso specifico è naturalmente condizionante in termini concettuali, come faro politico o ideale per comprendere le dinamiche che regolano, ad esempio, le nostre spesso burrascose comunicazioni sui social.
Tali regole, non vincolanti, incarnano la deregolamentazione intrinseca della Rete, dove la Macchina può giocare brutti scherzi agli utenti disattenti. Il numero 77 è convenzionale, riflettendo la natura fluida dei copypasta e la relativizzazione delle opinioni online.
Di seguito, non solo alcune regole sono inventate di sana pianta: come avviene nel cyberspazio, sono frammiste alle “vere” regole, quelle originali. Sono state stravolte per protocollo in modo del tutto irrazionale, così come avviene regolarmente in rete, del resto. Le regole di internet sono il simbolo dell’imprevedibilità della rete.
Regola 0: Giù le mani dai gatti (Don't fuck with cats)
Priorità assoluta: non nuocere ai felini. Don't fuck with cats. La serie omonima di Netflix si ispira a questa regola, e la rende una narrazione oscura e raggelante (ispirata almeno in parte ad un fatto di cronaca nera realmente accaduto).
Regola 1 e 2: Mai parlare di /b/
/b/, la board "Random" di 4chan, è un nodo caotico e controverso, privo di moderazione e con contenuti effimeri. La doppia negazione di discussione enfatizza la sua natura anarchico-libertaria: non si parla di /b/ perchè su /b/ si commenta e si pubblica qualsiasi cosa, senza moderazione.
Regola 3: Noi siamo Anonimi (We are Anonymous)
Nella Rete l'anonimato è la norma. O almeno, prima dell’avvento dei social avrebbe dovuto essere così. Nonostante i social network abbiano orgogliosamente eroso questa facciata, il principio persiste almeno in parte: siamo tutti Anonymous, il collettivo acefalo di hacker diffuso globalmente. Questo può avere valenza sia positiva che negativa, parallattica - nel senso utilizzato da Zizek nei suoi scritti: facendo scorrere in un verso o nell’altro la morale, slitta la prospettiva - oltre al significato di ogni gesto, parola, posizione.
Regola 4: Noi siamo Legione (We are legion)
Le voci digitali possono convergere in un'unica entità, capace di travolgere individui o sistemi. Questo principio anima il gruppo Anonymous, privo di un'identità politica fissa, come descritto nel libro "I mille volti di Anonymous" dell’antropologa Gabriella Coleman.
Regola 5: Non perdoniamo, non dimentichiamo (We do not forgive, we do not forget)
La Rete possiede una memoria infinita; ciò che viene immesso può essere usato contro di te. Chi insulta o trolla oggi potrebbe subire la stessa sorte domani.
Regola 6: Un utente anonimo può diventare un mostro orribile, insensato e senza cuore
L'anonimato può trasformare l'individuo in un'entità priva di empatia, come evidenziato su piattaforme come X o Facebook.
Regola 7: Un utente anonimo può ancora essere in grado di fare qualcosa (Anonymous is still able to deliver)
Anche senza un'identità riconosciuta, un individuo può contribuire e avere un impatto significativo nella sfera digitale.
Regola 8 / 9: Goditi il tuo ban! Non esistono vere e proprie regole da seguire, prima di postare o per i moderatori.
La Rete è caratterizzata da una libertà di espressione quasi anarchica, dove le norme sono implicite e determinate dagli utenti stessi. La spontaneità e la cultura del meme prosperano in questo ambiente, con l'ironia e il trolling come elementi distintivi.
Regola 10: /b/ non è il tuo esercito personale (/b/ is not your personal army)
La board /b/ non deve essere utilizzata per scopi personali o per mobilitare utenti a proprio vantaggio.
Regola 11: Non ci sono ragazze su Internet (There are no girls on the Internet)
La neutralità dell'avatar è totale. Il corpo fisico diventa un dato ridondante. Il concetto di "femmina online" è solo un costrutto semiotico: chiunque può essere chiunque. In Rete non esiste la biologia, solo testo, immagini e pseudonimi.
Regola 12: Un ragazzo è un ragazzo. Una ragazza è comunque un ragazzo. E un adulto è un agente dell'FBI.
L’asimmetria informativa è pervasiva. Il mondo digitale è per sua natura inconfessabilmente (a suo modo) conformistico, in quanto composto prevalentemente da maschi bianchi etero. Diffidare è la chiave della sopravvivenza. Ogni identità dichiarata può essere falsa. Ogni interazione è una simulazione. Il riferimento all’agente FBI è un grottesco riferimento ai casi di pedofilia online.
Regola 13: Nulla è sacro.
Sacralità e sensibilità vengono disintegrate dal cinismo algoritmico della cultura memetica. Nessuna idea è al sicuro dal ridicolo. E se qualcosa esiste, diventerà meme.
Regola 14: Fare uno screenshot dura per sempre.
L’oblio digitale è un’illusione. Anche se cancelli, il dato è già altrove. Ogni errore, ogni dichiarazione, ogni traccia lasciata online può riemergere in un altro contesto. La Rete è il panopticon definitivo.
Regola 15: Nulla è reale, finché non appare su Internet.
Ciò che non è documentato digitalmente è come se non fosse mai avvenuto. L'evento deve essere catturato, condiviso e indicizzato per acquisire esistenza nella noosfera collettiva.
Regola 16: Sia nella vita reale che su Internet, ci saranno sempre sconfitti.
L’asimmetria delle competenze e del carisma digitale determina vincitori e sconfitti. Il ranking sociale esiste anche online, regolato dall’algoritmo invisibile del consenso e della viralità.
Regola 17: Solo perché hai vinto un dibattito, non significa che hai ragione.
L’influenza è più forte della logica. La percezione pubblica supera il merito. La Rete non è un tribunale, ma un’arena. Il vincitore è chi detta la narrazione, non chi ha la verità.
Regola 18: Qualsiasi cosa tu dica, qualcuno la prenderà sul serio.
Il testo non ha intonazione, il meme non ha intenti definitivi. Ironia, sarcasmo e cinismo vengono processati attraverso filtri cognitivi individuali. La Rete è un acceleratore di fraintendimenti.
Regola 19: Lontano dalla tastiera, lontano dal cuore.
L'empatia digitale è volatile. Le relazioni online possono dissolversi con un click. La connessione è istantanea, la disconnessione è definitiva.
Regola 20: Non esiste una qualità suprema, solo il flusso infinito del contenuto.
L’algoritmo non premia l’eccellenza, ma l'engagement. Il contenuto perfetto non è quello più elaborato, ma quello più condiviso. L’economia dell’attenzione è il vero regolatore del valore.
Regola 21: Il contenuto generato dall'utente è carburante per la Macchina.
Ogni post, commento, immagine o meme alimenta l’apparato algoritmico. Ogni interazione contribuisce all'espansione dell'infosfera, trasformando gli utenti in operai inconsapevoli dell'industria dei dati. La produzione non si arresta mai.
Regola 22: La Rete non dimentica, ma tu sì.
Le piattaforme archiviano tutto. Tu no. L’utente consuma informazioni, ma non le trattiene. Il ciclo dell’oblio è intenzionale: la costante esposizione a nuovi contenuti impedisce la sedimentazione della conoscenza. La cronologia è la tua unica memoria.
Regola 23: L'anonimato è potere, ma anche una condanna.
L'assenza di identità crea libertà assoluta, ma anche insignificanza. Se nessuno sa chi sei, nessuno ti ricorderà. L'anonimo è un nodo temporaneo nella rete, sostituibile all'istante.
Regola 24: Se qualcosa esiste, allora esiste pornografia su di essa.
Internet è un dispositivo di replicazione e degenerazione infinita. Nulla è immune alla sua logica di appropriazione e ridefinizione. Il principio di Rule 34 è l'estensione inevitabile dell'iperconnessione.
Regola 25: Se non esiste ancora pornografia su qualcosa, ne esisterà presto.
L’industria della libido digitale opera su tempi più rapidi del pensiero razionale. La produzione di contenuti erotici è un sottoprodotto automatico della cultura di rete.
La Rete è un ecosistema cibernetico, non una democrazia.
Regola 26: L'open-source è il nuovo culto.
Il codice libero è religione, ideologia, infrastruttura. La condivisione del sapere informatico non è solo un atto tecnico, ma una battaglia filosofica contro il monopolio dei dati.
Regola 27: La crittografia è l'unica forma di privacy rimasta.
Ogni messaggio non cifrato è di dominio pubblico. Ogni conversazione non protetta è parte di un dataset. La sicurezza è un'illusione, tranne quando è matematica.
Regola 28: Se un'informazione è importante, sarà censurata.
La Rete è il più grande archivio della storia, ma anche il più grande sistema di controllo. Ciò che non deve essere trovato verrà rimosso, nascosto o sepolto sotto tonnellate di rumore.
Regola 29: La censura è inefficace, ma onnipresente.
Bloccare un'informazione non significa eliminarla, ma spostarla. La Rete si adatta, crea backdoor, decentralizza. Ogni tentativo di controllo genera nuovi metodi di elusione.
Regola 30: Il mercato della distrazione è l’unico mercato reale.
Il tempo dell’utente è la merce più preziosa. L’economia digitale non vende prodotti, ma attenzione. Ogni piattaforma è progettata per ottimizzare la permanenza, ogni notifica è un gancio cognitivo.
Regola 31: Il meme è l’unità minima della cultura accelerata.
I vecchi media avevano i libri, i film, le opere d’arte. La Rete ha i meme: simboli compressi, infetti, mutanti. L'informazione si diffonde per contagio, non per argomentazione.
Regola 32: L'intelligenza artificiale non è uno strumento, ma un sistema autonomo.
Non interagiamo più con semplici piattaforme, ma con entità algoritmiche in continua evoluzione. Ogni input umano viene processato, memorizzato, rielaborato in una rete neurale globale.
Regola 33: Il deepfake è più reale della realtà.
L’immagine digitale ha perso il suo status di prova. La manipolazione è indistinguibile dall'originale. La realtà è solo una versione meno interessante della simulazione.
Regola 34: Se esiste qualcosa, esiste la sua versione porno.
L’industria pornografica è sempre all’avanguardia nell’adozione di nuove tecnologie: dallo streaming alla realtà virtuale, dall’AI generativa ai modelli di monetizzazione. Se un’innovazione digitale ha successo, è perché è stata testata prima in questo settore.
Regola 35: La velocità è più importante dell'accuratezza.
Nell'era dell'iperconnessione, chi pubblica per primo domina la narrativa. Il ciclo dell’informazione è troppo rapido per consentire verifiche approfondite. Il fact-checking è un lusso, non una priorità. L’iperproduzione digitale e l'economia dell’attenzione convergono in una logica predatoria: ogni concetto, personaggio o fenomeno culturale viene assorbito e rielaborato per soddisfare la domanda di contenuti NSFW. L’algoritmo amplifica, il mercato monetizza.
In altri termini, la regola 35 diventa un corollario della 34: se non esiste una versione porno di qualcosa o qualcuno, presto esisterà. A maggior ragione, purtroppo, nell’era dei deepfake.
Regola 36: La verità è determinata dall’algoritmo.
Ciò che è più visibile viene percepito come vero. I motori di ricerca e i social media non mostrano il mondo com’è, ma il mondo che conviene mostrare. L’informazione non esiste in modo neutrale: è un output calcolato.
Regola 37: L'anonimato è il nuovo stato di natura.
Le identità digitali possono essere create e distrutte all'istante. Ogni interazione è effimera, ogni utente è un simulacro. Il soggetto biologico è un'appendice irrilevante nel flusso dei dati.
Regola 38: Se sei online, sei monitorato.
Ogni azione è tracciata, profilata, immagazzinata. Non esiste "navigazione privata", solo livelli di accesso ai dati. La sorveglianza è uno strato fondamentale dell’infrastruttura digitale.
Regola 39: Se un'informazione è gratuita, il prodotto sei tu.
Le piattaforme digitali offrono servizi "gratuiti" in cambio del bene più prezioso: i tuoi dati. Il valore non è nel contenuto, ma nelle interazioni, nei pattern comportamentali, nei metadati.
Regola 40: La nostalgia è un’arma di controllo.
Ogni epoca tecnologica rimpiange quella precedente. Il passato viene idealizzato per mantenere la popolazione ancorata a modelli obsoleti mentre il futuro viene costruito altrove, al di fuori del loro controllo.
Regola 41: Il digitale è il nuovo feudalismo.
I server sono le nuove terre, gli utenti i vassalli. Pochi conglomerati detengono le infrastrutture, le piattaforme, le reti di distribuzione. L’accesso all’informazione è concesso, non garantito.
Regola 42: Non esistono comunità, solo aggregati temporanei.
I forum, i social, i gruppi non sono veri ecosistemi sociali, ma fenomeni transitori generati dall’engagement. Quando il flusso di attenzione si sposta, scompaiono senza lasciare traccia.
Regola 43: Il caos è la norma, non l’eccezione.
Ogni tentativo di regolamentare Internet fallisce perché il disordine è il suo stato naturale. Nuovi protocolli, nuove reti, nuove forme di comunicazione emergono continuamente per aggirare qualsiasi limite imposto.
Regola 44: Il software è più potente della legge.
Una riga di codice può aggirare interi sistemi giuridici. Le barriere legali non possono fermare la diffusione dell'informazione, solo rallentarla. La giurisdizione territoriale è irrilevante nell'era digitale.
Regola 45: Il futuro è già qui, solo che non è distribuito equamente.
Le tecnologie di controllo, le IA predittive, le reti neurali avanzate sono operative, ma non accessibili a tutti. La differenza tra chi ha accesso e chi no determinerà le nuove classi sociali.
Regola 46: L'iper-realtà ha sostituito la realtà.
Le simulazioni sono più potenti dell’esperienza diretta. Gli eventi digitali sono più reali di quelli fisici, perché possono essere visti, condivisi, amplificati. La distinzione tra vero e falso è obsoleta.
Regola 47: Ogni utente è un nodo, ogni nodo è sacrificabile.
La rete non dipende da singoli individui. Se un utente sparisce, il flusso continua senza interruzioni. Nessuno è insostituibile, nessuno è essenziale.
Regola 48: L'IA non è neutrale, ma riflesso delle intenzioni di chi la crea.
Gli algoritmi non hanno opinioni, ma eseguono il codice scritto da esseri umani. Bias, errori e distorsioni non sono anomalie, ma caratteristiche intrinseche.
Regola 49: La simulazione totale è inevitabile.
Dal metaverso alla realtà aumentata, ogni spazio digitale si sta espandendo fino a inglobare il mondo fisico. La distinzione tra online e offline è una reliquia del passato.
Regola 50: Il gioco non finisce mai.
Non c'è un punto di arrivo, solo aggiornamenti, nuove iterazioni, nuove versioni della stessa esistenza accelerata. Chi cerca di fermarsi viene lasciato indietro. Chi prova a disconnettersi smette di esistere.
(ChatGPT) Ecco un'idea per l'immagine: Un post anonimo su un forum stile imageboard (simile a 4chan), con un layout scuro e minimalista, caratteri pixelati in verde e bianco. Il post dovrebbe contenere un mix di ironia, cultura cyberpunk e riferimenti alla tecnocrazia digitale. Possibile contenuto del post:
Un'immagine bizzarra o glitchata (ad esempio, un’IA distorta con occhiali da sole futuristici).
Un testo che simula il tono di un thread su tecnologia, filosofia accelerazionista o meme esistenziali ("Anon, we are living in the simulation. Press F to wake up.")
Alcuni commenti anonimi con risposte brevi, sarcastiche o nichiliste ("OP is a brainlet", "Based and cyberpilled").
Genererò l'immagine adesso.
Eccola.