I tool per misurare la velocità dei siti fanno un po' schifo
Troppa fiducia riposta nei loro confronti, quando in realtà sono pieni di errori e spesso sono inaffidabili
Intendiamoci: strumenti come Pingdom, GTMetrix e Google PageSpeed Insights sono utilissimi, anzi fondamentali per capire al meglio come velocizzare il tuo sito web. Ma in certi casi, purtroppo, finiscono per mandarci fuori strada: per rendersi conto dei loro limiti, basta confrontare le prestazioni ed i risultati che mostrano sulle stesse pagine web.
Il discorso, infatti, è che questi tool sono tarati apparentemente in modo diverso l’uno dall’altro: ad esempio il tool di Google da’ una certa importanza a parametri come il TTFB (Time To First Byte) che spesso è molto difficile da ridurre e dipende tantissimo dall’hosting (ma anche dal numero di plugin installati, per WordPress), e si focalizza molto sulle dimensioni del DOM.
Il DOM (Document Object Model), senza scendere in dettagli troppo tecnici, rappresenta il blocco HTML che viene generato dal CMS; in pratica, senza complicare troppo il discorso, è in qualche modo la dimensione della pagina HTML che viene generata, ad esempio, dalla home page. Più è piccola, meglio è: per questo in genere i siti che usano theme molto semplici tendono ad uscire meglio dalla valutazione di velocità di Google di quanto non facciano, ad esempio, i siti che usano theme scaricati da ThemeForest, che spesso sono veri e propri “mattoni” di pesantezza e dimensioni, che è molto difficile o impossibile ottimizzare. In genere, quindi, per migliorare le prestazioni di velocità su quei tool è indispensabile o consigliabile provare a cambiare theme.
Il numero di addon o plugin presenti nel sito, poi, condiziona pesantemente il TTFB che tende ad avere importanza per tool come Pingdom Tools; la regola generale, in questi casi, è quella di ridurre al minimo i plugin utilizzati, senza utilizzarne più di 20/30 al massimo (per WordPress) e valutando quale siano davvero necessari. Se siete bravi a scrivere codice, poi, potete pensare di introdurre determinate funzionalità per cui usate i plugin con delle piccole integrazioni mirate scritte da voi, direttamente nel file functions.php del theme che state usando.
Per provare a ridurre i tempi di caricamento su tutte le pagine, un plugin WordPress che può portare un piccolo miglioramento soprattutto sui siti mai ottimizzati e con molte pagine pubblicate (almeno da un paio d’anni, per dire) è Add Index to Autoload, che fa una cosa che in molti aspettavano da anni: aggiunge in automatico un indice MySQL alla tabella wp_options, senza necessità di dover utilizzare un client MySQL.
Gli script e i CSS che caricate nelle pagine, poi, sono un’altra croce classica delle prestazioni degradate di un sito: se non potete eliminarli, provate a 1) accorparli tra loro lato codice (ad esempio se avete scritto il theme da soli) 2) eliminare il CSS / JS che non serve (molti plugin, ad esempio Contact Form 7, hanno il problema di caricare i file per stilizzare e far funzionare i form anche dove non ci sono form: in questi casi un plugin di filtraggio selettivo di CSS e JS come Asset Cleanup può essere una manna dal cielo. Cosa fa è presto detto: riduce le chiamate HTTPS a JS e CSS dove non siano necessarie, ovviamente non sempre si può fare ma l’importante è sapere che la possibilità esiste. In questo caso, ovviamente, bisogna usare il plugin in modo molto ragionato, cosa che ho intenzione di spiegare nella sezione a pagamento quanto prima.
Nel prossimo articolo cercherò di proporre un approccio “modulare” all’ottimizzazione delle prestazioni delle pagine web, e cercherò di spiegare come impostare in modo semplice la cache del sito (parleremo anche dei tipi di cache, cosa che nessuno fa, in genere).